PERSONALE – Cesare Iezzi


Cesare Iezzi

IEZZI A BOLOGNA
Le sculture di Cesare Iezzi segnano con decisione un percorso creativo che nasconde un ineludibile contrasto: si evoca l’arcaica forza di figure antiche, spesso radicate nella tradizione del mito, per poi plasmarle con sapienza, fino a lasciarle libere di esternarsi, nella modernità delle tecniche e dei materiali adoperati. L’esito è sorprendente, non solo per la oggettiva godibilità delle sculture piene di luce che ci si parano di fronte ma, in particolare, per quella originale rilettura poetica che l’Artista fa di tante fantastiche icone – ritratti eternamente fissati nello scorrere del tempo – che si rivelano lì, a testimoniare una presenza attuale e ancora necessaria, con le loro storie, i loro simboli, le insite contraddizioni. La materia adoperata da Iezzi narra questa trasfigurazione: l’uso esperto di bianchi gessi lavorati in apparente antagonismo con il PVC, pare sottrarre la propria materia da quei candidi volti ieratici che sfuggono verso l’alto, imprimendo movimento alla forma originaria, disvelando ogni aspetto interiore e forse indicando la soluzione del nucleo problematico che ogni opera ci pone. I titoli stessi di ogni scultura evocano la poliedricità del mito e dell’ignoto – e dunque dell’umanità – la capacità di contenere significati multipli e al contempo di spiegarli: le storie (vere o immaginarie) di Emera, Solimah, Era, Harnauta, ci invitano a dialogare con le/i protagoniste/i per penetrare e comprendere nel profondo la natura umana. Iezzi, che è stato uno dei fondatori del Movimento Iperspazialista, non manca di ricordarci che con la serie delle sue “Sculptures” realizza una “visione trasfigurata dell’essere umano” in cui si rendono visibili “forme materializzate create dalla propria psiche”. Ma una lettura esclusiva in chiave psicanalitica delle opere di Iezzi rischia di essere riduttiva, di orientarne una decifrazione troppo accademica o scontata, frustrandone una fruizione anche solo formale, tutta concentrata sull’equilibrio del risultato dell’oggetto. In questo senso, quella voluta divaricazione tra l’intuizione di un nucleo nascosto dell’opera – e cioè quella dimensione psichica ancora in via di rivelazione – e la percezione della materia maniacalmente bianca (nelle opere presentate a Bologna) con la sua immediata espressività, amplifica per il fruitore un senso di spaesamento, tra reale e immaginario, e di inquietudine che rafforza oltremodo la capacità comunicativa delle opere.

Italian Art Touch



Vernissage: Venerdì 10 settembre 2021 – h. 19:00

Spazio IAT – Palazzo Ricci Curbastro

Via San Vitale 27/A, Bologna, INGRESSO LIBERO


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