PERSONALE – Francesca Draetta


Francesca Draetta

Francesca Paola Draetta ha un percorso fatto di un lungo e profondo curriculum studiorum e di molte passioni, è una figura poliedrica che riassume in sé quasi l’idea antica dell’umanità rinascimentale, epoca in cui artisti come Leonardo da Vinci erano architetti e ingegneri, medici ed anatomisti, pittori e scultori e quindi riempivano lo scibile della conoscenza sia scientifica sia artistica. La medico Draetta sembra raccogliere in sé quell’antica impostazione, che oggi invece nella società iper-specializzata e professionale si vuole dimenticare,  cancellando la nostra atavica formazione umanistica. Quindi l’ampio spettro di interessi di Draetta dovrebbe arrivare come un balsamo o un antidoto contro un’impostazione restrittiva e poco duttile della formazione ma anche poi del mondo del lavoro e della struttura stessa della società, che sacrifica valori umanistici e culturali ai dettami esclusivi di interessi sbilanciati solo su un unico fronte e per questo poco costruttivi per una società amplia, inclusiva e ricca culturalmente. L’artista scrive di letteratura, compone musica ottenendo dei rimarchevoli riconoscimenti, ma poi dipinge anche. Sono quadri soprattutto di ritratti in primo piano, ma ci sono anche fiori. I ritratti sono interessanti, perché pur nella delicatezza o decisione del segno riescono sempre a dare un’idea precisa di un’espressione, un’attitudine e un’emozione. Sono primi piani con grandi occhi sgranati, che interpellano direttamente lo spettatore quasi mettendosi a nudo di fronte a chi li guarda. Gli impasti sono a volte densi a volte più uniti e diluiti ed indicano una compresenza di stili, forse dovuta anche alla fonte delle immagini. A volte infatti si tratta di riprese dal vero o dalla fotografia di soggetti popolari, di quelle immagini sacre che si trovano sui muri delle strade oppure immagini che ricordano quell’aria paesana e molto sincera di certe figure in posa riprese in primo piano. E su questo vorrei soffermarmi perché questa restituzione antropologica di un viso o di un gruppo di visi ha una valenza importante, scandaglia attitudini e gesti, legami di amicizia o di famiglia che riportano un clima emotivo felice di unione e di condivisione. I visi sono disposti a grappoli o sembrano fuoriuscire da un centro sensibile come un mazzo di fiori e con la loro semplicità raccontano storie e vite. Storie come quella del lock-down in cui la convivenza ha fatto riscoprire ritmi nuovi e antichi racconti. A volte l’artista si esercita appropriandosi di quadri famosi come la donna che esce dal bagno di Degas e le peonie di Manet, ma poi l’antico esempio è trattato in modo originale con colori smorzati e impasti rossicci e ricchi. Quella dell’appropriazione è un’abitudine che da sempre hanno gli artisti che da pittori guardano ad altri pittori che li hanno preceduti ed è una pratica molto diffusa anche ai nostri giorni. Ancora per quanto riguarda i visi e le figure, tutte sono inquadrate da qualche elemento che possono essere frutti o fiori, ma anche un fondo brulicante di colore che ricorda un muro che è anche cielo e fremito di materia che corre veloce come un respiro, così almeno anche la figura dinamica della sposa in riva al mare. Le piante e i fiori non possono mancare nel racconto pittorico di questo piccolo mondo fatto di affetti e riempito del calore che dona il riparo di una casa. I fiori derivano forse da regali, da desideri e da omaggi che la dottoressa vuole trascrivere e trasportare nell’immagine della tela. Hanno una vezzosa apparenza e una leggiadra rappresentazione che viene arricchita da uccelli. Vorrei terminare mettendo a confronto due quadri: La baronessa Giulia (2018) e Autoritratto (2021) esempio il primo di una pittura fatta di tocchi, delicata, tendente ad una smorzata palette di colori tutti sul tono del grigio-azzurro perlato, esempio molto riuscito di ritratto che gioca con la cifra dell’evanescenza, il secondo invece è trattato con toni accesi e infuocati, il rosso la fa da padrone sulle labbra imbellettate e in alcune pennellate del viso e del braccio, ma soprattutto è dato quasi puro sulla camicetta e sull’ampia cornice. Il secondo quadro esprime sentimenti opposti al primo e per questo usa un diverso tipo di pennellata: il primo rappresenta una figura soave e delicata, il secondo una figura decisa, tutta fuoco e vulcanica. Perfetto per descrivere una personalità ricca, complessa e poliedrica come quella di Francesca Paola Draetta.

Carmen Lorenzetti, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Bologna


Apertura: Venerdì 23 aprile 2021 – h. 18.30

Spazio IAT – Palazzo Ricci Curbastro

Via San Vitale 27/A, Bologna, INGRESSO LIBERO

Introducono: Monica Folegatti, Direttore Artistico di Italian Art Touch e la Prof.ssa Carmen Lorenzetti, Docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Bologna.


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